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CEREALICOLTURA
27.06.2025 - 14:47
Raccolta dei cereali in stato più che avanzato e una stagione che si prospetta decisamente migliore di quella del 2024, senza dubbio negativa per il settore, pur se qualche criticità permane.
Sono le valutazioni di Confagricoltura Mantova che, a pochi giorni dal completamento della campagna di raccolta del frumento nella provincia di Mantova, fa una prima analisi su quantità e qualità del raccolto.
«Siamo al 50% della trebbiatura circa – testimonia Franco Gobbi, titolare del centro di raccolta di cereali Albaverde, operativo nel Basso Mantovano – L’anno scorso era stato tremendamente scarso a causa delle pessime condizioni climatiche. Per il momento possiamo parlare di un’annata migliore rispetto al 2024 ma non entusiasmante. Le rese medie da noi verificate si aggirano intorno ai 50 quintali per ettaro, sia per il grano tenero che per quello duro. Il peso specifico è buono, ma sugli altri parametri gli esiti sono meno soddisfacenti».
Tra le cause ci sarebbero piogge in eccesso, sia dalla stagione della semina, seguite da ondate di caldo anomalo in maggio, ma anche pratiche agronomiche che vanno migliorate. «Sul cambiamento climatico non possiamo far nulla direttamente – prosegue Gobbi – ma su eccessi d’acqua nel terreno e ristagni bisogna recuperare le tecniche virtuose che permettono il drenaggio dei terreni e un corretto deflusso dell’acqua in eccesso. Questa è la ricetta».
Uno sguardo più ampio e più ottimista arriva da Marco Gorni Silvestrini, tecnologo agroalimentare e consulente di Barilla: «Sul grano tenero registriamo in media rese dai 65 ai 100 quintali per ettaro. È un’ottima resa (già 65 è un numero soddisfacente) sia dal lato quantitativo che qualitativo e in tutte le tipologie, dal grano panificabile a quello di forza. Sul grano duro, invece, siamo sui 55-60 quintali per ettaro al momento, siamo ancora in fase di trebbiatura e pensiamo di arrivare al 95% del raccolto entro il fine settimana, salvo piogge. Micotossine non ce ne sono o in livelli minimi non preoccupanti. Se mai, in entrambi i casi, un aspetto negativo è il valore proteico riscontrato in alcuni casi, un po’ troppo basso».
Anche in questo caso, gli agricoltori che hanno lavorato con maggior sapienza sul profilo agronomico, ora vengono premiati. «Il clima ha inciso, ma sul valore proteico è stata determinante anche la somministrazione, a volte errata o insufficiente, della componente azotata. In ogni caso questa stagione è ben diversa dalla passata che era stata pessima. Ora le rese e la qualità ci sono, peccato solo, in alcuni casi, per il valore proteico basso», afferma Gorni Silvestrini.
Infine un passaggio anche sull’orzo, seppure poco diffuso nelle zone del Mantovano: «Le rese sono discrete, sui 60 quintali per ettaro, ma ci si aspettava un po’ di più», conclude Gorni Silvestrini.
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