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09.12.2025 - 10:58
I fratelli Eugenio (a sx) e Ludovico Lucchi
Il luppolo da birra come coltivazione vantaggiosa e remunerativa, ampiamente richiesta dal mercato e con ampie potenzialità di crescita. È stato il tema al centro del partecipato convegno di stamattina dal titolo “Luppolo da birra: una grande opportunità per l’agricoltura Mantova” con cui Confagricoltura Mantova, che ha organizzato l’iniziativa, ha voluto accendere un riflettore su questa coltura, ancora poco diffusa in Italia, ma potenzialmente estremamente interessante per territori, come il nostro, che soffrono la crisi di altre produzioni agricole.
A illustrare opportunità, conoscenze e aspetti tecnici utili a chi vuole avviare questa attività c’erano Ludovico ed Eugenio Lucchi, giovani agricoltori proprietari del più grande luppoleto d’Italia (12 ettari a Campogalliano, sui circa 90 ettari coltivati in Italia). Nel Mantovano, invece, il luppolo da birra è un’opportunità ancora tutta da scoprire, visto che esistono attualmente solo piccolissimi appezzamenti non qualificabili come vere e proprie coltivazioni.
A illustrare le potenzialità sul mercato è stato Massimo Battisti, Vice Direttore di Confagricoltura Mantova. «Il luppolo da birra è un’opportunità interessante per chi volesse investire in colture alternative a quelle che, nei nostri territori, oggi sono più in difficoltà come i cereali o la pera. Per chi non ha un’attività zootecnica, è un’alternativa valida alle colture tradizionali. Come Confagricoltura Mantova siamo a disposizione di tutti gli interessati che vogliano approfondire il tema, grazie alle conoscenze e alla formazione che abbiamo acquisito collaborando con l’azienda Lucchi, la più grande in Italia in questo settore».
Ma quanto vale oggi il mercato del luppolo da birra? In Europa si coltivano 26mila ettari di luppolo, il 60% della produzione mondiale. In Italia, però, nonostante le condizioni ambientali siano favorevoli (soprattutto sulle varietà di luppolo di origine americana) si coltivano solo 90 ettari, dei quali appena 6,5 in Lombardia. La produzione nazionale di luppolo da birra soddisfa appena il 2,6% del fabbisogno italiano, il resto viene importato. Una fetta di mercato, quindi, importante ma – al momento – non sfruttata, se si pensa che la filiera della birra in Italia vale 10 miliardi di euro di fatturato all’anno, che impiega 103mila persone, che il consumo di birra ormai è al pari di quello del vino e che l’industria chiede fortemente luppolo italiano per una filiera 100% Made in Italy.
«Siamo partiti nel 2016 con una sfida: al tempo c’erano ancora meno informazioni tecniche e conoscenza sul luppolo da birra. Oggi abbiamo raggiunto i 12 ettari coltivati, siamo in espansione e abbiamo appena raddoppiato il nostro luppoleto – afferma Ludovico Lucchi, titolare insieme al fratello della società agricola Fratelli Lucchi di Campogalliano specializzata in luppolo da birra, che offre anche training e porta la sua esperienza ad altri coltivatori che vogliono intraprendere questa strada – È una coltivazione ad alto valore aggiunto, che può dare buone remunerazioni al comparto agricolo. Ciò di cui ha bisogno questo settore, per crescere e superare le criticità, è una spinta da parte delle istituzioni e supporto per quanto riguarda l’impiego di fitofarmaci specifici che proteggano questa coltura».
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