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AMBIENTE

L'agricoltura ha ridotto del 44% l'uso di fitofarmaci

Cortesi: “Mantova all’avanguardia, ma servono nuove molecole per rendere le piantine più resistenti

L'agricoltura ha ridotto del 44% l'uso di fitofarmaci

La riduzione, certificata da Eurostat, è drastica: meno 44% di utilizzo di fitofarmaci in agricoltura in soli 12 anni in Italia; il periodo analizzato, infatti, va dal 2011 al 2023. Il Mantovano non fa differenza e si allinea su questa percentuale.

 

Nel nostro settore è avvenuto un cambiamento epocale, ma è ancora poco percepito dall’opinione pubblica, spesso convinta che gli agricoltori in zone altamente coltivate, come quella mantovana, impieghino dosi massicce di pesticidi, cosa non vera”, commenta il Presidente di Confagricoltura Mantova Alberto Cortesi.

 

Un percorso, quindi, virtuoso quello portato avanti dagli agricoltori italiani e in particolare mantovani: “A Mantova siamo stati all’avanguardia su questi temi”, precisa Cortesi. L’altra faccia della medaglia, però, è il calo di produttività determinato dal fatto che i principi attivi autorizzati dall’Ue sono sempre meno e non esistono alternative reali per consentire alle piantine di crescere sane e forti e di essere sufficientemente robuste da fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico, che come sappiamo è capace di azzerare interi raccolti.

 

La risposta ci sarebbe e sono le Tea, le nuove Tecniche di Evoluzione Assistita, spesso erroneamente confuse con gli Ogm”, afferma Cortesi.

 

“I nostri agricoltori stanno facendo un grande lavoro per ridurre al minimo i fitofarmaci, ma hanno bisogno di strumenti – prosegue il Presidente di Confagricoltura Mantova – Il processo è incompleto se non si investe economicamente e culturalmente sulle Tea, tecniche genomiche avanzate su cui la ricerca sta facendo grandi passi e che, finalmente, sta vedendo passi avanti importanti grazie alle sperimentazioni annunciate da Regione Lombardia e Masaf. In UE, invece, siamo ancora piuttosto bloccati da ostacoli burocratici e posizioni ideologiche poco comprensibili. False credenze che hanno portato anche, in alcuni casi, a sabotare la sperimentazione e distruggere i campi in cui erano state piantate le nuove coltivazioni, gettando all’aria gli sforzi dei ricercatori e gli investimenti economici fatti. Confagricoltura sostiene da sempre che l’Europa, anziché politiche esclusivamente restrittive, debba passare a politiche incentivanti e all’autorizzazione di molecole in grado di difendere le piante con un limitato impatto ambientale”.

 

 

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