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07 Ottobre 2022

Nunzio Gennari durante alcune riprese tv |
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Spostandosi verso sud nella nostra provincia, al confine con l’Emilia Romagna, la geografia delle campagne muta radicalmente, e fanno la loro comparsa le mele, vere e proprie regine di questa fetta del territorio. Qui, a San Giovanni del Dosso per la precisione, ha il suo regno Nunzio Gennari, che coltiva 25 ettari di mele di tre varietà. Gennari da sempre è frutticoltore, e negli anni è stato in grado di mantenersi competitivo sul mercato, grazie a investimenti importanti.
Tre si diceva le varietà presenti nella sua azienda: «Andando in ordine cronologico – spiega – la prima che raccogliamo è la Devil Gala, che è pronta a metà luglio e ha un colore rosso intenso, abbinato ad una croccantezza unica. Abbiamo poi la Rosy Glow, evoluzione della Pink Lady, che si raccoglie solitamente verso la fine di ottobre. Infine la Fuji, di cui io coltivo due cloni. La Fuji San, che si raccoglie verso metà settembre, e la Fuji Aspec, che stiamo raccogliendo in questi giorni. Queste ultime hanno qualità organolettiche uniche nel loro genere».
Produrre mele, al giorno d’oggi, è molto più facile rispetto al produrre pere. Gennari è stato tra i fondatori del consorzio Perwiva e da sempre si è battuto per la promozione della pera Igp mantovana: «Ma oggi – spiega – tra alternaria e altri flagelli come la cimice, la produzione si è fortemente ridotta. Fare reddito con le pere è un’impresa, diversa la situazione per le mele». Importanti come detto gli investimenti fatti in azienda: «Io ho installato reti anti-grandine e anti-cimice, e sono sistemi efficacissimi. I problemi con la cimice asiatica sono praticamente scomparsi. Ho poi un impianto di irrigazione a goccia e uno per la nebulizzazione, fondamentale quando il caldo si fa sentire. Con questi sistemi, anche in un’annata siccitosa come quella appena trascorsa, sono riuscito ad avere un’ottima produzione».
Inevitabile un accenno alla situazione geopolitica globale, che ha riflessi anche su queste produzioni: «Peggio di così credo non possa andare. Basti pensare che, quando coltivavo le Granny Smith, il 90% della produzione andava verso i mercati della Russia e dei paesi dell’est, cosa oggi impossibile. Anche le sanzioni, a partire da quelle del 2014 per l’invasione della Crimea, ci hanno danneggiato molto. La situazione non è facile, ma noi possiamo puntare sulla qualità, cosa che gli altri paesi non hanno. La dolcezza delle mele mantovane è unica, dobbiamo saperla valorizzare».

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