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Pac 2023-2027, stop alla trattativa
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01 Giugno 2021


 
Si è per ora conclusa con un nulla di fatto la trattativa per la riforma della nuova Pac, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2023. Quella che stiamo vivendo infatti è la fase del cosiddetto “supertrilogo”, vale a dire il negoziato a tre tra Consiglio Europeo, Commissione Europea e Parlamento Ue. È in questa fase che possono essere apportate le ultime modifiche al testo definitivo della riforma, ed è in questa fase che Confagricoltura Mantova esprime le sue preoccupazioni in vista della futura riforma agricola, indispensabile per la sopravvivenza del comparto. Uno dei nodi principali, ancora irrisolto dunque, è quello che riguarda il finanziamento degli ecoschemi, quell’insieme di pratiche, facenti parte dell’architettura verde della Pac, che gli imprenditori agricoli possono attuare in maniera volontaria a maggior tutela della sostenibilità ambientale, se intendono percepire per intero le risorse a loro destinate: «Dobbiamo precisare – spiega il presidente Alberto Cortesi – che i nostri imprenditori sono in prima linea da anni in favore della sostenibilità, su tutti i fronti. Inserire questi ulteriori vincoli significa appesantire maggiormente il carico burocratico delle aziende, che rischierebbero tra l’altro di vedersi decurtati i finanziamenti a loro destinati».

Su questo fronte c’è ancora poca chiarezza in Europa, con il Parlamento Ue che chiede che queste azioni pesino per il 30% sulle risorse Pac, mentre il Consiglio Ue si schiera per il 20%. In mezzo ad essi la Commissione Ue, che propone di lasciare autonomia di scelta agli stati membri tra un finanziamento degli ecoschemi stabile al 25% per tutta la durata della riforma o un finanziamento al 22% per l’anno 2023, con un aumento graduale fino al 30% nel 2027. Questa svolta green della Pac varrebbe 390 miliardi di euro, dei quali poco meno di 40 destinati all’Italia.

Un altro nodo da risolvere è quello legato alla condizionalità sociale, vale a dire la riduzione degli aiuti Pac in caso di episodi di inadempienze nei rapporti con i lavoratori: «Anche in questo caso – prosegue Cortesi – auspichiamo un chiarimento, dal momento che anche una semplice dimenticanza in fase di pagamento di un lavoratore potrebbe causare la perdita di aiuti». La spaccatura tra gli stati membri qui è più profonda, con Germania e paesi scandinavi che ritengono che le politiche sociali nulla c’entrino con la Pac. Dall’altro lato, alcuni stati del sud dell’Europa sarebbero a completo favore di questa norma. «Non servono nuovi e complessi adempimenti burocratici, ma risulterà fondamentale un’efficace tutela dei redditi di tutte le imprese, senza penalità in funzione della dimensione» conclude Cortesi.





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