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Il Green Deal della Ue dimentica l'agricoltura
News e comunicati ^
 
12 Febbraio 2020


Dalle prime indiscrezioni filtrate relativamente alla bozza del piano per il nuovo Green Deal europeo, non arrivano buone notizie per il mondo agricolo. Il testo infatti, nella sua prima stesura, prevede l’aumento delle aree protette al 30% del totale della superficie sia terrestre che marina della Ue, l’innalzamento delle superfici destinate al biologico al 30%, la messa a riposo del 10% dei terreni agricoli e il taglio del 50% nell’uso degli agrofarmaci. La Commissione Ue sta lavorando al piano, che dovrebbe essere pronto a marzo, in vista della prossima conferenza mondiale sulla biodiversità, in programma a ottobre in Cina, ma queste prime linee guida non possono soddisfare il settore agricolo. A partire dall’aumento delle superfici bio: «Per un’azienda agricola – spiega il presidente di Confagricoltura Mantova, Alberto Cortesi – il passaggio al biologico deve essere dettato da scelte imprenditoriali ponderate, non da una convenienza legata a decreti legislativi o al sostegno pubblico. Un aumento di superfici avrebbe conseguenze negative sugli operatori in essere, con calo dei prezzi dei prodotti biologici e un aumento delle importazioni dall’estero». Giova ricordare infatti che l’Italia attualmente produce il 50% del mais, il 40% del grano tenero, il 70% del grano duro e il 60% della soia necessari per il fabbisogno nazionale. Diminuire le superfici convenzionali, dal momento che nel bio le rese per ettaro sono inferiori, porterebbe a un aumento della richiesta di prodotto estero, proveniente da nazioni extra Ue che non rispettano di certo i nostri stessi standard di sicurezza alimentare (il 99,9% dei campioni da agricoltura convenzionale esaminati in Italia è privo di residui fitosanitari). Legati a questa problematica anche l’aumento delle aree protette e la messa a riposo del 10% dei terreni agricoli, che porterebbero a ulteriori cali produttivi: «La biodiversità è fondamentale – prosegue Cortesi – e va certamente tutelata, ma occorrono allora misure compensative dedicate al mondo agricolo, che invece viene spesso dimenticato». In ultima battuta il taglio del 50% nell’uso degli agrofarmaci: «Follia pura, l’agricoltura innovativa, produttiva e soprattutto sostenibile che facciamo in Italia e a Mantova ha già ridotto del 33% negli ultimi 10 anni l’utilizzo di prodotti chimici. Un’ulteriore riduzione vorrebbe dire crollo produttivo. Se si vuole garantire cibo per una popolazione in costante crescita, queste misure devono essere tassativamente riviste».





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